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Pensatore della crisi, "irregolare", e proprio per ciò autore di una filosofia criticamente vigile, fino all'autocritica spietata; filosofo morale, teoretico, politico e giuridico, Giuseppe Rensi rappresenta una figura presente in modo carsico, nascosto ma profondo, nella storia della filosofia italiana del Novecento. Le chiavi interpretative prescelte per scandagliare il pensiero rensiano, a partire da diverse competenze e differenti approcci, sono state 'irrazionalismo' e 'impoliticità'. Esplicito, in questa scelta, il privilegiamento dell'analisi della dimensione etico-politica del pensiero di Rensi, la quale è strettamente legata a quella teoretica. La filosofia di Rensi nasce e si trasforma, spesso anche in modo radicale, sollecitata da una acuta sensibilità nei confronti della storia e dell'attualità politica dei suoi tempi. Questa stessa sensibilità conduce il filosofo ad esiti mistici e impolitici, i quali non sono semplicemente la negazione di fasi precedenti del pensiero, bensì un ulteriore sviluppo di questo, quasi la presa di coscienza definitiva del destino irrazionalistico, dello scacco di ogni tentativo di istituire un nesso di transitività tra 'ragione' e 'politica'.